buon giorno, di solito non mi piace intervenire in dibattiti disordinati e non risolutivi di nulla.
detto ci¨° penso questo:
per quanto riguarda massimo si ¨¨ scusato e chiuderei qui la questione.
passando alla discussione sull'articolo di Bersan, ritengo che quanto posto da Bersan sia sicuramente un tema.
per¨° quando si pone un tema ci si deve porre anche la soluzione dello stesso.
anche perch¨¨ bersan ¨¨ Presidente dell'ascid e non un semplice opinionista.
penso intanto che se ¨¨ vero come ¨¨ vero che un torneo definito al buio non ¨¨ catalogabile come inclusivo, non sono inclusivi nemmeno tutti i tornei fin qui organizzati da circoli di non vedenti.
se poteva avere un senso in passato avere tornei per non vedenti stante le difficolt¨¤ in generale di inclusione, oggi questo non ¨¨ pi¨´ attuale.
ritengo che si debba superare per sempre l'idea di fare tornei fra non vedenti e ipo vedenti passando a una successiva fase dove ci si strutturi per essere circoli di scacchi come lo sono gli altri, accettando di essere inclusi nella FSi e rispettando tutte le norme imposte.
questo non vuol dire che poi un circolo non possa magari organizzare corsi, approfondimenti, ogni cosa insomma utile per avvicinare tanti non vedenti a questa disciplina, ma sempre avendo come faro l'inclusione come faro.
se ¨¨ cos¨¬ propongo che il torneo di Roma sia l'occasione per i due circoli costituiti per avviare un confronto costruttivo alfine di superare in avanti le singole vedute, e marciare uniti per un progetto insieme alla FSi arrivando cos¨¬ finalmente a essere circoli di tutti senza pretesa di egemonia.
spero di aver dato un contributo a questa discussione, mi aspetto da parte di tutti responsabilit¨¤, e voglia di cogliere l'occasione per una evoluzione del nostro mondo scacchistico.
un saluto a tutti
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Il 26/08/2024 14:06, Bersan via groups.io ha scritto: Ciao Massimo,
Dici che Non sono quel che sembra io sia, non sono un ipovedente, non sono un non vedente, chi mi conosce sa quello che sono... beh, che dire...
Affermi che io sarei in possesso di un certificato medico non attestante il vero. Questo, sia nel caso fosse vero, sia nel caso fosse falso, costituisce un fatto di rilievo penale: truffa nel primo caso, diffamazione nel secondo. Spero tu ti renda conto della gravit¨¤ del tuo messaggio...
-----Messaggio originale----- Da: [email protected] [mailto:[email protected]] Per conto di Massimo Mc Ferri Inviato: domenica 25 agosto 2024 22:37 A: [email protected] Oggetto: Re: [c4b] SCACCHI E DISABILITA' VISIVA: NO ALLA BENDA, GLI SCACCHI DEVONO RIMANERE INCLUSIVI
Carissimo bersan, Agli occhi di chi ti non conosce, sembri un perfetto paladino dei diritti degli ipo-vedenti.
Ma chi ti conosce, sa' perfettamente che tu un ipo-vedente non lo sei.
Potresti anche avere il certificato della commissione oculistica, che ti dichiara non-vedente, ma a tutti gli effetti tu non lo sei.
Mi dispiace molto doverlo dire, ma e' proprio cosi.
----- Original Message ----- From: "Bersan via groups.io" <bersanvrioni@...> To: <[email protected]>; <[email protected]> Sent: Saturday, August 24, 2024 10:31 PM Subject: [c4b] SCACCHI E DISABILITA' VISIVA: NO ALLA BENDA, GLI SCACCHI DEVONO RIMANERE INCLUSIVI
SCACCHI E DISABILITA' VISIVA: NO ALLA BENDA, GLI SCACCHI DEVONO RIMANERE INCLUSIVI INTRODUZIONE
Mi chiamo Bersan Vrioni, sono uno scacchista non vedente, cinque volte Campione Italiano Assoluto di Scacchi per Ciechi e Ipovedenti, Presidente dell'ASCID (Associazione Scacchisti Ciechi e Ipovedenti Italiani), nonch¨¦ Rappresentante per l'Italia all'IBCA (International Braille Chess Association), suprema autorit¨¤ mondiale degli scacchi per ciechi e ipovedenti. Scrivo per esprimere la mia opinione in merito ad un dibattito che, sia nel passato che di recente, ha animato la comunit¨¤ degli scacchisti ciechi e ipovedenti. Vorrei portare questo tema all'attenzione anche degli scacchisti senza disabilit¨¤ visiva, dei disabili visivi che non sono scacchisti e, di chiunque sia interessato all'argomento, con l'auspicio di farli riflettere in merito e magari sentire la loro opinione. Si discute sul'opportunit¨¤ di organizzare tornei aperti a giocatori con diversa capacit¨¤ visiva, in cui tutti siano tenuti a giocare bendati. I sostenitori di tale modalit¨¤ ritengono che cos¨¬ la competizione sarebbe equa, si giocherebbe ad armi pari; i ciechi non possono imparare a vedere, chi vede pu¨° imparare a toccare. Infatti, dal 22 al 24 marzo 2024, presso l'Accademia Scacchi Milano, si ¨¨ tenuto un torneo di scacchi aperto a ciechi e ipovedenti, dove per regolamento, tutti i partecipanti erano tenuti a giocare bendati. Non ha partecipato nessun ipovedente, la gara si ¨¨ svolta tra soli ciechi.
COME GIOCANO I CIECHI A SCACCHI?
I ciechi giocano a scacchi utilizzando scacchiere e pezzi appositamente progettati per consentire un'agevole esplorazione tattile della posizione. Le scacchiere hanno dimensioni comprese tra 20 e 30 centimetri per lato, con le case nere leggermente rialzate di qualche millimetro per essere distinguibili dalle bianche. Ne esistono due tipi: quelle con le case forate e i pezzi dotati di un piolo alla base per essere ancorati alla scacchiera, e quelle magnetiche, dove sia le case che i pezzi sono provvisti di magneti che garantiscono uno stabile ancoraggio. I pezzi neri sono contrassegnati da una piccola capocchia piantata sulla sommit¨¤ che li rende distinguibili dai bianchi. Se a giocare vi ¨¨ almeno un cieco, ciascun giocatore utilizza la propria scacchiera. Questo permette al non vedente di esplorare la posizione dei pezzi senza disturbare l'avversario. Le mosse vengono annunciate verbalmente, specificando il pezzo e la casa di destinazione (ad esempio, "Cavallo in F3"). Dopo ogni mossa, ciascun giocatore la esegue sulla sua scacchiera, sia la propria che quella dell'avversario, in modo che entrambe le scacchiere riflettano la stessa posizione in ogni momento. Questa ¨¨ una modalit¨¤ regolamentata dalla FIDE (Federazione Scacchistica internazionale), da non confondere con gli scacchi "alla cieca". Gli scacchi "alla cieca" sono una variante (non standard) del gioco degli scacchi in cui si gioca senza scacchiera, ovvero senza poterla ne vedere ne toccare.
IL CIECHO NON PUO' IMPARARE A VEDERE: CHI VEDE POTREBBE IMPARARE A TOCARE?
Per una persona cieca, il tatto ¨¨ un mezzo fondamentale per interagire con il mondo. Imparare a utilizzarlo in modo sempre pi¨´ efficace richiede il coinvolgimento di diversi processi cognitivi e dinamici, che si perfezionano nel tempo. Questo non per poter giocare a scacchi, ma perch¨¦ gli ¨¨ indispensabile per la vita quotidiana: per orientarsi nello spazio, riconoscere gli oggetti, leggere, scrivere e molto altro ancora. Affinch¨¦ chi vede possa sviluppare ³Ü²Ô'²¹²ú¾±±ô¾±³Ù¨¤ comparabile, non basterebbe di certo indossare una benda durante le partite di un torneo; dovrebbe vivere ogni giorno della sua vita, per anni, con questa privazione sensoriale.
CHI VEDE, DA BENDATO, GIOCHEREBBE CONTRO UN CIECHO AD ARMI PARI?
Privare della vista chi normalmente vede, anche se solo parzialmente, non lo pone nelle stesse condizioni di un cieco; rappresenterebbe un'enorme penalizzazione per lui. Egli non pu¨° raccogliere informazioni sulla collocazione dei pezzi e le relazioni spaziali tra essi attraverso il tatto, semplicemente perch¨¦ non ha mai avuto la necessit¨¤ di sviluppare tale capacit¨¤. Per ci¨°, da bendato sarebbe costretto a giocare "alla cieca", ovvero affrontare una sfida cognitiva di gran lunga superiore a quelle affrontate dai giocatori ciechi che possono utilizzare il tatto. Inoltre, gli risulterebbe estremamente difficile eseguire correttamente le proprie e altrui mosse sulla scacchiera, o consultare l'orologio. Dovrebbe anche imparare a gestire un registratore vocale per annotare le mosse, senza l'ausilio della vista e senza l'esperienza che i non vedenti hanno maturato nel tempo per poterlo fare.
COSA DICONO A PROPOSITO I REGOLAMENTI FIDE?
La prefazione delle regole degli scacchi recita: "Le Regole degli scacchi non possono coprire tutte le possibili situazioni che possono sorgere durante una partita, n¨¦ possono regolare tutte le questioni amministrative. Laddove i casi non siano esattamente regolati da un Articolo delle Regole, dovrebbe essere possibile raggiungere una corretta decisione studiando analoghe situazioni che sono affrontate nelle Regole". Le "Linee guida sul trattamento dei giocatori di scacchi disabili" prevedono la possibilit¨¤ per i giocatori ipovedenti, di poter utilizzare apposite lampade, per illuminare ulteriormente la propria scacchiera e, ovviamente, facendo il modo che ci¨° non disturbi l'avversario. Immaginiamo che sia indetto un torneo il cui regolamento, vieta a priori ai giocatori ipovedenti di utilizzare la lampada per illuminare la propria scacchiera. °ä¾±¨° contrasterebbe con le succitate linee guida della FIDE e il torneo non andrebbe omologato. A maggior ragione, un torneo che impone di bendare i giocatori ipovedenti dovrebbe essere considerato inaccettabile.
CONCLUSIONI
Gli scacchi sono un gioco di strategia, riflessione e intelligenza, che storicamente ha unito persone di diverse culture, et¨¤, genere e abilit¨¤. Non ¨¨ uno sport adattato esclusivamente per i ciechi, ma un'attivit¨¤ accessibile anche a chi non pu¨° vedere. Come scacchista non vedente, sono orgoglioso di praticare questa disciplina che, ci permette di competere in tutti i tornei come qualsiasi altro giocatore, seguendo le stesse regole, concorrendo per gli stessi titoli e partecipando allo stesso circuito di rating mondiale. A mio avviso, piuttosto che promuovere una vera integrazione, far giocare bendato contro i ciechi chi vede, rischia di trasformare l'intrinseco potere inclusivo degli scacchi in ghettizzazione. L'inclusione non si ottiene bendando chi vede, ma aiutando gli scacchisti non vedenti a superare gli ostacoli che possono incontrare nella pratica di questa disciplina. Una idea interessante potrebbe essere quella di organizzare manifestazioni dimostrative dove invitare persone non cieche a indossare una benda ed esplorare la scacchiera tattile. °ä¾±¨° non per insegnare a giocare senza vedere, ma per far comprendere il grande sforzo e l'impegno che noi scacchisti ciechi abbiamo dovuto mettere in campo per poter praticare questa affascinante disciplina. Tale esperienza, potrebbe aiutare a promuovere un vero rispetto reciproco, riconoscendo il valore delle diverse abilit¨¤ senza la necessit¨¤ di imporre barriere artificiali nelle competizioni vere e proprie.
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